giovedì 2 febbraio 2017

Torna la paura Grexit

La Grecia e la Grexit - la (possibile) uscita del Paese dall’Unione Europea - torna a far paura ai mercati, come testimonia il rally dei rendimenti sui titoli di Stato greci a 10 anni.
Prima dell’avvio alle elezioni politiche cruciali in programma nel 2017 nell’Eurozona, gli investitori rivolgono l’attenzione ancora una volta alla saga del debito greco.
Il rendimento sul titolo greco di riferimento è schizzato al 15% nella sessione di mercoledì, prima di concludere la giornata al 9,5%. Il rendimento è più che raddoppiato in questi ultimi giorni da poco meno del 6% della scorsa settimana, un segno che gli investitori stanno valutando un crescente rischio di default. I rendimenti salgono quando i prezzi delle obbligazioni scendono.

Grecia, rendimento titoli alle stelle: mercato pronto per default e Grexit

Il mondo si sta preparando a quello che potrebbe essere un altro giro di rischio della crisi sul debito mentre i creditori e il governo greco sono incastrati in un’altra situazione di stallo nelle trattative, che sta aumentando i timori sulla capacità di Atene di tener fede al rimborso del debito con scadenza a luglio.
I creditori della Grecia nella zona euro e il Fondo Monetario internazionale stanno spingendo per un accordo prima della riunione dell’Eurogruppo in programma il 20 febbraio.
Il loro desiderio è quello di evitare un proseguimento dei difficili negoziati in vista delle elezioni cruciali in paesi chiave della zona euro nei prossimi mesi, che includono Paesi Bassi, Francia e, a settembre, la Germania.
Ma richiedere alla Grecia un ulteriore inasprimento del bilancio metterà alla prova la capacità di resistenza del governo del primo ministro Alexis Tsipras, aumentando così il rischio di elezioni anticipate e ritardi per la conclusione dei colloqui.

Grecia e creditori tra crisi del debito e riforme. Ci risiamo

La situazione è ormai tristemente nota. I creditori dell’Eurozona, guidati dalla Germania, si rifiutano di accettare una riduzione del debito, mentre la Grecia rifiuta di applicare nuovi tagli di bilancio. Il FMI, dal canto suo, continua a sostenere che il carico del debito della Grecia è «altamente insostenibile».
In questo contesto è il Fondo Monetario Internazionale ad essere la principale fonte di incertezza: appare in sintonia con Atene, sostenendo che l’avanzo primario di bilancio del 3,5% del prodotto interno lordo previsto dal piano di salvataggio del 2015 è troppo restrittivo. Bisognerebbe aspettarsi un surplus dell’1,5%, piuttosto. Intanto, FMI torna ad intensificare le richieste di riduzione del debito.
L’Eurogruppo probabilmente è già consapevole della necessita di una riduzione del debito greco. Ogni soluzione diversa da una svalutazione de facto del capitale potrebbe essere fattibile: ad esempio, il FMI ha suggerito un allungamento delle scadenze delle rate al 2070, limitando il tasso di interesse all’1,5% e imponendo una moratoria di pagamento fino al 2040.

Tsipras a rischio? I creditori vogliono riforme

Ottenere un accordo dall’Eurogruppo non sarà facile, la chiave di tutto è che la Grecia applichi le riforme promesse - una condizione sulla quale sia l’Unione Europea che il FMI concordano.
Tuttavia, Atene è riluttante nel varare ulteriori riforme al suo sistema di imposte sui redditi e sulle pensioni pubbliche, che hanno già portato a profondi tagli alla spesa sulle infrastrutture, sanità e trasporti. Questo, a sua volta, ha reso il governo Syriza altamente impopolare - fattore che potrebbe dare un incentivo a Tsipras per spingere le trattative al limite.
Ancor più preoccupante, un recente sondaggio ha rilevato che il 53% dei greci intervistati è d’accordo sul fatto che l’"euro è sbagliato per la Grecia".
Delle elezioni anticipate in Grecia, senza dubbio, aumenterebbero i timori di un default o di una Grexit.

Fonte: Forexinfo.it